[Clicca qui per ascoltare una citazione da Wilde]  I have nothing to declare but my genius



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Introduzione | Variety | Evening Standard | Los Angeles Times

"Superba interpretazione di Stephen Fry"

(Continuazione)

Dopo questo prologo di severo divertimento, ponendo Wilde come un esteta che non disdegna la compagnia di gente per bene priva di pregiudizi, la storia lo fa passare attraverso matrimonio, paternità e gioie domestiche, tutto perfettamente e sorprendentemente normale. Proprio quando ci si comincia a chiedere quando l'Amore Che Non Osa Pronunciare Il Suo Nome troverà il coraggio di inserirsi nella conversazione, Wilde è impulsivamente sedotto nel salotto di casa sua dal malizioso Robbie Ross, uomo di lettere, pederasta e nipote del Governatore Generale del Canada Superiore - "O era l'Inferiore?".

Wilde riflette, aggiungendo: "Comunque sia, gli Inglesi applicano il loro sistema di classi anche alla geografia".

Altri ragazzi e compagni di letto seguiranno, mentre la fama di Wilde fornisce al genio quel falso senso d'immunità da una pubblica accusa. Benché lo schermo possa oggi mostrare virtualmente qualsiasi atto sessuale immaginabile, che sia normale oppure no, il film è discreto nel dipingere i bassifondi vittoriani, i suoi bordelli maschili, travestiti, marchettari ed onnipresenti ricattatori il cui raggio di estorsioni si estendeva fino all'allora Ministro degli Esteri, Lord Rosebery.

Con l'entrata di "Bosie" Douglas, il tema principale emerge - l'intrappolamento, più che seduzione. Questo fatuo, viziato, astioso prodotto della bramata aristocrazia, quasi 20 anni più giovane di Wilde, usa la loro scandalosa relazione come terreno di battaglia ove sconfiggere il padre, soccombendo però in un'altra - il vizio del 'politically correct'.

Ma a prima vista, Wilde è un'interessante e toccante opera di intelligenza, compassione e alta statura tragica. Se non è così prostrante e commovente come si sarebbe potuto sperare, questo è comprensibile. La guerra su questo fronte è stata ampiamente vinta, se non altro dal punto di vista legale, e la disputa si è spostata dalla persecuzione degli omosessuali a meno brutali questioni sociali, come il matrimonio fra persone dello stesso sesso e le adozioni.

Nel 1958, l'allora rappresentante della censura cinematografica, John Trevelyan, dichiarò che il "tema dell'omosessualità" avrebbe dovuto esser bandito dal cinema britannico "finché fosse divenuto un argomento che potesse essere trattato senza recare offesa".

Il cambiamento è avvenuto, ha fatto sentire la tragedia di Wilde come passato, non storia attuale. Resta il dolore di vedere un grande artista sottoposto a terribile infamia ed umiliazione. Le scene finali di Fry sono brevi ma intense. Mostrano un uomo distrutto, le membra irrigidite dalla mola a gradini della prigione, le unghie spezzate ed annerite dal lavoro umile, i dolci, fini lineamenti da esteta di un tempo ora modellati e squadrati dal taglio di capelli da ex-internato, e callosità sulle labbra invece di motti di spirito.

Un Anglo-Irlandese martire dei pregiudizi inglesi non può esattamente eguagliare il problema della grande carestia irlandese. Eppure, sarebbe una idea apprezzabile se Tony Blair facesse apologia per quello che fu fatto ad Oscar nel 1895.

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