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![]() Introduzione | Variety | Evening Standard | Los Angeles Times "La vita di Wilde in un suggestivo ritratto"Derek Elley - Variety (25-31 Agosto 1997)Grande, coraggioso e lucido - "Wilde" è il Full Monty su Oscar.Con un'interpretazione da "una volta nella vita" del grande attore ed umorista inglese Stephen Fry nel ruolo del brillante e mordace commediografo, realizzato con cura e dedizione in ogni sua parte - spremuti al massimo i dieci milioni di dollari di budget, il film è un'elegante biografia che riesce a combinare un fedele ritratto dell'omosessualità dello scrittore con un esame spesso commovente delle sue profonde emozioni e dei suoi ideali artistici. Avvalendosi di una buona spinta commerciale e del supporto della critica, questo prodotto anticonformista potrebbe raccogliere caldi consensi come opera sul filo della corrente, con un fascino sapientemente distribuito attraverso lo spettro sessuale. A parte la notevole presenza di un Fry identico a Wilde - l'attore ha ammesso in alcune interviste di essere probabilmente nato per questo ruolo - questo film è il primo a dare uno sguardo completo sull'omosessualità di Wilde, con ragionevole franchezza, attraverso scene di sesso ben lontane dall'essere esplicite che rimpiazzano i fuggevoli sguardi di Peter Finch e Robert Morley, rispettivamente nelle due versioni del 1960 "The Trials Of Oscar Wilde" [uscito in Italia con il titolo 'Il Garofano Verde', ndt] e "Oscar Wilde". Il risultato raggiunto da questo film, comunque, è il suo essere lontano dalla "sfacciata versione anni '90 della storia": la sceneggiatura di Julian Mitchell, tratta dalla biografia-rivelazione di Richard Ellmann, si rivolge in egual modo tanto all'amore di Wilde per i figli e all'apprensione celata dietro al coraggio esteriore nello sfidare le convenzioni, quanto al suo più alto, platonico ideale di bellezza e gioventù. Da questo punto di vista, ce n'è per tutti, specialmente nell'ottima resa data dal wide-screen. I segnali che questo sarà qualcosa di più del medio prodotto britannico sono visibili sin dall'inizio. Il film si apre come un Western di Anthony Mann nella comunità mineraria di Leadville (Colorado), nel 1882, nel bel mezzo del giro di conferenze che impegnò Wilde fra Stati Uniti e Canada per un anno. L'insolita vista dell'imponente scrittore nel selvaggio West, dove con una certa leziosità istruisce giovani minatori dal torace nudo sugli ideali socratici, è una meravigliosa introduzione al sardonico ma triste ritratto che ne dà Stephen Fry. Tonificato dall'esperienza negli States e ancora non a confronto con la propria sessualità, Wilde sposa l'adorabile ed adorante Constance (la Jennifer Ehle di "Orgoglio e Pregiudizio"), che gli dà due bambini. E' solo con l'arrivo di Robbie Ross (Michael Sheen), giovane gay canadese ospite in casa sua, che Wilde apre la diga alla propria omosessualità: mentre Constance mette a letto il loro rampollo al piano di sopra, in salotto Robbie con tutta calma si cala i pantaloni di fronte ad Oscar. Mentre la carriera di Wilde fiorisce insieme alla lista dei suoi boyfriends, la "rispettabile" società vittoriana comincia a mormorare e a fare insinuazioni sulle proclività del commediografo. Dalla parte più bohémien, comunque, Wilde è spalleggiato dalla madre irlandese (Vanessa Redgrave) e dalla liberale amica Ada (Zoë Wanamaker). Introduzione | Variety | Evening Standard | Los Angeles Times
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